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Anna Paini, Massimo Salvetti, Università di Brescia & 2a Medicina ASST Spedali Civili di Brescia

“A broken heart after child loss” è questo il titolo dell’editoriale di accompagnamento ad uno studio che approfondisce le tematiche relative al ruolo dello stress nella fisiopatologia della fibrillazione atriale (FA). Lo stress può svolgere un ruolo rilevante nel determinismo di molte patologie e la morte di un figlio viene considerata al primo posto fra gli eventi stressanti.

Un gruppo di ricercatori svedesi ha analizzato la relazione fra un evento luttuoso di tale tipo e il rischio di comparsa di fibrillazione atriale in un ampio database nazionale. Sono stati inclusi soggetti con figli nati fra il 1973 ed il 2014 e, su un totale di 3.924.237 soggetti, 64.628 (1.7% del totale) hanno dovuto affrontare la morte di un figlio durante tale lasso temporale. Gli autori hanno osservato la successiva insorgenza di FA in 95.188 genitori (130.6 per 105 persone/anni in totale), con un aumento del 15% del rischio di FA nei genitori che avevano sperimentato il lutto [incident rate ratio, IRR, pari a 1.15 (1.10-1.20) all’analisi multivariata]. Il rischio risultava aumentato anche quando venivano considerati solo i casi nei quali la morte del figlio era legata a cause non naturali, al fine di escludere il possibile effetto confondente della familiarità per malattie cardiovascolari. L’aumento del rischio di FA era in questo caso del 10% [IRR: 1.10 (1.02-1.19) all’analisi multivariata].

L’aumento del rischio è risultato particolarmente evidente nella prima settimana successiva al lutto [IRR:2.87 (1.44-5.75). L’associazione fra morte di un figlio e FA è risultata lievemente più evidente nelle mamme rispetto ai papà e nelle persone più giovani (≤50 anni) rispetto a quelle di età più avanzata.

Lo studio svedese affronta, con il vantaggio di una casistica considerevole, un argomento sul quale i dati disponibili sono eterogenei, con alcuni studi che hanno evidenziato in passato un modesto aumento del rischio di FA in relazione a stress psicologico (difficoltà nell’ambiente di lavoro, eventi negativi, depressione del tono dell’umore o malattie mentali) ed altri che non avevano confermato tale legame. Uno stress estremo sembra pertanto rappresentare un fattore di rischio per FA in aggiunta agli altri fattori ben noti, quali età, ipertensione arteriosa, sesso maschile, fattori genetici, fumo, peso corporeo, diabete, sindrome delle apnee ostruttive notturne, che svolgono un ruolo di primo piano nella genesi dell’aritmia. I fattori emotivi potrebbero contribuire allo sviluppo di FA attraverso meccanismi legati ad alterazioni comportamentali (stili di vita, abuso di sostanze od alcolici), autonomiche, ormonali (attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene), emodinamiche, infiammatorie.

Bibliografia

1. Wei D, Olofsson T, Chen H, Janszky I, Fang F, Ljung R, Yu Y, Li J, La´szlo´ KD. Death of a child and the risk of atrial fibrillation: a nationwide cohort study in Sweden. Eur Heart J 2021;42:1489-1495.
2. Smolderen KJ, Burg MM. A broken heart after child loss. Eur Heart J 2021;42:1496-1498.