A cura di Arrigo F.G. Cicero e Federica Fogacci (Centro di studio e ricerca della ipertensione arteriosa e rischio cardiovascolare, Alma Mater Studiorum Università di Bologna)
Quando si impegna parte della propria attività clinica al cercare di educare il paziente ad una alimentazione corretta, spesso si sottostima o sovrastima l’effetto di alcuni specifici comportamenti. Per esempio, un consiglio costantemente fornito è quello di aumentare il consumo di vegetali, specie frutta e verdura. Questo suggerimento si basa sulla constatazione epidemiologica che il consumo di frutta e verdura è usualmente associato ad un ridotto rischio cardiovascolare. Inoltre, studi di farmacologia preclinica (e più raramente) clinica mostrano come la somministrazione di alcuni alimenti vegetali sia associata ad una riduzione dei livelli di pressione arteriosa, probabilmente in quanto ricchi di principi bioattivi come i polifenoli (dell’olio extravergine di olive, del vino rosso, etc.).
Una recente metanalisi di dieci studi epidemiologici che hanno raccolto i dati di 6862 soggetti con Body Mass Index maggiore di 25 kg/m2 ha mostrato come, globalmente, l’effetto di diete ricche in frutta e verdura sia stato associato a riduzione dei valori pressori sistolici di 2.16 mmHg (p<0.001) e -0.55 mmHg (p= 0.39). Le diete ricche in frutta e verdura sono fondamentalmente quelle consigliate dalle linee guida per la prevenzione delle malattie cardiovascolari: la dieta Mediterranea e la dieta DASH. Anche se ci si poteva aspettare un risultato migliore, in realtà questa metanalisi ci fornisce diversi spunti di riflessione circa il counseling nutrizionale breve da proporre ai pazienti ipertesi e ai soggetti con pressione normale-alta a rischio di sviluppo di ipertensione arteriosa. In prima battuta, la prescrizione della dieta è un atto complesso che non può focalizzarsi su di un singolo item, in questo caso specifico il consumo di vegetali. Poi qualunque pattern dietetico salutistico ha un effetto sulla pressione arteriosa proporzionale al calo del peso corporeo ottenuto e riduzione dell’intake dietetico di sale. Ergo, una dieta ricca in vegetali ma non controllata per carico calorico totale e intake di sodio non ha necessariamente un impatto significativo sui livelli di pressione arteriosa. Questo sembra particolarmente vero nel paziente sovrappeso/obeso, considerato nella metanalisi in oggetto, specie perché la frutta di per sé costituisce fonte calorica da quantificare e perché alcune verdure, quando cotte, aumentano il loro indice glicemico (es.: carote, zucca, zucchine). In ultima battuta, nella dieta possono esistere anche componenti bioattivi in grado di modulare positivamente i livelli di pressione arteriosa. Alcuni di questi sono concentrati in alcuni (ma non tutti!) i vegetali, come diversi flavonoidi e i nitrati (precursori del monossido d’azoto). Altri sono presenti prevalentemente in alimenti di origine animale, come numerosi peptidi bioattivi presenti nei prodotti caseari, e (meno) nel pesce e nel rosso d’uovo.
Quindi, nel counseling nutrizionale breve del paziente sovrappeso/obeso con pressione normale-alta/alta il suggerimento di aumentare il consumo di frutta e verdura deve essere integrato in un approccio più globale finalizzato al calo di peso e sartoriale per massimizzarne l’effetto. In particolare nel soggetto sovrappeso/obeso deve essere considerato il carico calorico associato alla frutta, mentre per la verdura la modalità di preparazione.
Bibliografia
Arnotti K, Bamber MD, Brewer V. Dietary interventions and blood pressure in overweight or obese individuals: A systematic review and meta-analysis. Clin Nutr. 2021 Jun 11:S0261-5614(21)00290-9. doi: 10.1016/j.clnu.2021.06.003. Epub ahead of print. PMID: 35031150.