L’ipertensione arteriosa rappresenta insieme all’età il più importante fattore di rischio per fibrillazione atriale, la cui insorgenza crea non poche criticità gestionali nel paziente iperteso. La fibrillazione atriale, infatti, aumenta in maniera esponenziale il rischio embolico del paziente, rischio che viene efficacemente ridotto dalla terapia anticoagulante che, a sua volta, tuttavia, aumenta il rischio emorragico. Gli anticoagulanti diretti rappresentano una preziosa risorsa terapeutica per la gestione della fibrillazione atriale nel paziente iperteso perché riducono il rischio embolico in misura uguale se non superiore ai dicumarolici ed al tempo stesso riducono in modo significativo il rischio di sanguinamenti intracranici. Ce ne parla Paolo Pauletto, del Presidio Ospedaliero di Treviso, Azienda ULSS 9 Treviso.
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