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Lo scompenso cardiaco (SC) costituisce una causa importante di disabilità e mortalità, con una prevalenza compresa fra l’1 ed il 2% della popolazione nei paesi occidentali, e superando il 10% fra gli ultrasettantenni. La professoressa Maria Lorenza Muiesan, Università degli Studi di Brescia, fa il punto sul problema. Oltre alle strategie di prevenzione, che vedono un ruolo di primo piano svolto dalla terapia antiipertensiva, esistono approcci terapeutici consolidati in grado di migliorare significativamente la prognosi. Ai benefici associati all’impiego di bloccanti del sistema renina angiotensina, di beta bloccanti ed antialdosteronici, si sono aggiunte negli ultimi anni evidenze riguardanti i vantaggi offerti dall’utilizzo degli inibitori delle endopeptidasi neutre, in grado di migliorare ulteriormente la prognosi nei pazienti con SC con funzione sistolica ridotta e molto promettenti nei pazienti con SC con funzione sistolica conservata.